domenica 8 ottobre 2023

ZASSO - MILANO: PRECARIETÀ PER I POVERI URBANISTICA PER I RICCHI


di Achille Zasso
Stralcio dell'intervento all'Assemblea Generale SPI
Milano, Venerdì 29 Settembre 2023


Accenno a due problemi fondamentali, che sono alla base delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e delle lavoratrici e dei pensionati e delle pensionate di Milano e dell’intera area metropolitana: il lavoro povero, precario, sfruttato dei nuovi schiavi a Milano e l’urbanistica milanese all’interno del territorio della sua ex provincia, come forma di pensiero politico sulla città e di governo pubblico del suo territorio.

Sul primo punto credo sia necessario promuovere un vasto lavoro di inchiesta, fare una rassegna di settori e categorie di quel lavoro sfruttato e di nuovi schiavi e aprire una lotta senza quartiere e una battaglia di lungo periodo contro quel fenomeno.

Sul secondo punto, sulla speculazione edilizia e “sul libero commercio” compiuti a danno di questa città ritengo sia indispensabile dare battaglia fino in fondo agli immobiliaristi, ai finanzieri, ai grandi industriali che hanno potuto fare e disfare palazzi, strade e quartieri con molta più libertà che altrove, grazie a un sistema di corruttela che ha imperversato più che in altri territori e ha permesso alle amministrazioni comunali di vendere e agli speculatori immobiliari di acquistare “palmo a palmo” questa città.

La vasta area metropolitana di più di tre milioni di persone cresce e si deforma.

Le Leghe dello SPI Cgil rappresentano la capillarità sul territorio, a condizione che non facciano esclusivamente servizi.

Negli anni 2000, l’allora assessore Maurizio Luppi preparò il documento Ricostruire la grande Milano, per ridimensionare il potere decisionale dei piani urbanistici e lanciare un’espansione speculativa della città.

La Moratti con il Piano di Governo del Territorio attuò un indebolimento strutturale del Comune, assegnandogli un ruolo di “facilitatore” delle trasformazioni proposte dai privati.

Il Piano di Governo del Territorio non è stato abolito né da Pisapia, né tanto meno da Sala il quale, prima di assumere falsamente la maschera di politico di centro-sinistra, era un uomo della Moratti.

Una delle conseguenze più disastrose del Piano di Governo del Territorio è la “partnership pubblico privato”, fratto dalla Moratti e non abolito da Pisapia e da Sala.

La decisione sulla ricchezza – derivante dalla vendita del suolo – dovuta al Comune, viene data in mano ai privati. I privati pagheranno scarsi oneri di urbanizzazione e decideranno come e dove costruire i nuovi pezzi di città in funzione delle proprie immobiliari. Il Comune riceverà meno fondi per i servizi pubblici, per la manutenzione delle strade, per le case popolari, per l’housing sociale.

Le zone ricche saranno sempre più esclusive ed escludenti. I luoghi dove vivono abitanti di diverso stato sociale diventano sempre meno ospitali, più degradati fino ad espellere chi ci abita. La città di Milano sarà sempre più invivibile e respingente.

Invece questo comune e quest’area metropolitana devono affrontare profonde disuguaglianze, mancanza di case, di servizi, squilibri causati da questo capitalismo predatorio. L’ultraliberismo, si fonda sull’inganno: “più pubblico sarà assicurato con più privato” e “l’uso pubblico sarà garantito dall’interesse privato”, che si oppongono alla “politica del vincolo” e del “piano regolatore”.

Di fronte agli immensi profitti e plusvalenze previste per i privati, gli oneri richiesti dal pubblico, dai comuni sono solo del 3-5%, mentre nelle città tedesche è normale chiedere più del 30%. È giunta notizia che arriverà un grosso fondo americano che potenzierà l’edilizia e poi se ne andrà. C’è inoltre l’urbanistica del turnover a Milano, che è passata dal 2008 al 2018 da un milione e trecentomila abitanti a un milione e cinquecentomila.

La sedentarietà è in continuo rimescolamento e sommovimento nella città che in un decennio ha cambiato il 40% dei suoi residenti ufficiali. Costoro non posseggono una memoria a lungo termine della città e non tentano di conservarla. Non mirano a restarci per sempre e questo riguarda la parte più consistente di questi residenti consumatori.

Al secondo punto, parlerò del lavoro povero, precario, sfruttato dei nuovi schiavi. Il dibattito sul salario minimo legale è proseguito nel periodo estivo in termini “politicisti”, in attesa della proposta del CNEL. Se facciamo un’indagine, al primissimo posto tragicamente extra graduatoria, ci sono i lavoratori dell’agricoltura, della coltivazione e della raccolta dei prodotti agricoli, soprattutto immigrati ed extracomunitari, ma anche lavoratori italiani. In questo settore, le illegalità sistematiche, le violazioni criminali, i reati delle organizzazioni mafiose e camorristiche, ma anche di padroni, dei proprietari terrieri, delle multinazionali della produzione e delle distribuzione agricola, del capitalismo in agricoltura e nelle campagne riguardano oltre il sindacato anche la giustizia e i tribunali penali.

Qui il lavoro è più che altrove schiavitù, causata dalla intensificazione dello sfruttamento e dalla brama di profitto. Lo sfruttamento degli immigrati ed extracomunitari nelle campagne ha relazione con gli avvenimenti di questi giorni a Lampedusa e in Europa. Lampedusa è simbolo dell’emergenza migranti. La polizia a Lampedusa ha compiuto “cariche di alleggerimento” su migliaia di emigranti, arrivati esausti, affamati, assetati.

Due norme confluiscono nel decreto SUD per mostrare il pugno di ferro della Meloni nel “fare la guerra agli emigranti e agli immigrati”. Primo: prolungare fino a 18 mesi la detenzione per gran parte di richiedenti asilo in attesa di risposta. Secondo: costruire nuovi Centri di Permanenza per i rimpatri. Ma oltre scoprire minori che non lo sono, questo decreto ha l’obiettivo molto più basso di rendere più miserabile l’accoglienza di chi minore lo è davvero.

Anche il commercio e la ristorazione sono ai primi posti del lavoro precario e sfruttato, con lavoratori che presentano il maggior numero di irregolarità, secondo i rapporti dell’Ispettorato del Lavoro.

Abusi e violazioni di legge e contrattuali vengono attuati anche nei negozi del lusso di Milano e di tante città italiane, dove 2, 3 o 4 euro all’ora sono la paga per commesse e commessi, assunti in tali attività, ma anche in catene di supermercati, dove si applicano contratti part time con le clausole cosiddette elastiche e flessibili.

Ci sono poi stagiste e stagisti che lavorano per 200 euro al mese. Nella ristorazione la situazione è anche peggiore. Il lavoro irregolare raggiunge il 76%. Sono pagati metà in busta paga e metà in nero. Nei famosi Pub centrali di Milano, l’orario ufficiale è dalle 17 alle 2 del mattino, ma l’ora in più che viene pretesa fino alle 3, non viene pagata. Secondo alcuni osservatori il tutto viene pagato 40 euro a sera. I padroni di questi locali cercano personale sotto i 30 anni, per pagarlo meno. Usano proporre un forfait del tipo: ti pago una cifra fissa e lavori quanto voglio io. Chi viene assunto come cameriere in ristoranti della zona San Siro di Milano, può avere un contratto di 10 ore settimanali come lavapiatti, ma le ore lavorate sono 11 tra pranzo e cena per 1.100 euro al mese.

In Italia l’inizio dell’attività lavorativa è una sorta di nonnismo come quello della naja, per gli ultimi arrivati. Molti giovani sostengono che la mancanza di lavoratori dipende dalla soppressione del reddito di cittadinanza.

Anche chi lavora nella vigilanza privata fa parte del lavoro povero, precario e sfruttato. Il contratto legale e non pirata, recentemente rinnovato da Cgil Cisl e Uil ha previsto un passaggio dai minimi di 4,7 a 5,5 euro lordi l’ora. Questa cifra da diversi Tribunali è stata valutata incompatibile con l’art. 36 della Costituzione, al di sotto della soglia di povertà.

Anche le addette e gli addetti alle pulizie degli hotel e dei Bed and Breakfast vengono pagati per 43 ore 1.100 euro al mese. Ma in busta paga vengono segnate solo 24 ore. Una parte viene pagata con bonifico, l’altra viene saldata in contante, in nero. Questi servitori, se avessero bisogno della malattia devono recarsi comunque al lavoro, altrimenti non sarebbero riconfermati al rinnovo del contratto.

Un altro negativo scenario di lavoro sfruttato si riscontra dietro la porta delle cucine dei ristoranti.

Un lavoratore intervistato che lavora sui fornelli e dà da mangiare ai turisti di Milano e di altre località turistiche da metà maggio a tutto settembre, con 13 ore al giorno ha una paga di 1.500 euro al mese, 800 pagati con bonifico, il resto in nero. Gli 800 euro pagati con bonifico per 1.807 ore dell’interra stagione danno una paga di 4,42 euro all’ora.

I portieri notturni sono un’altra figura di lavoratori poveri e sfruttati negli hotel della città e degli stabilimenti balneari dell’Italia, La malattia è un diritto sulla carta, perché se si ammalano se lo sognano il contratto rinnovato. I padroni innalzano interminabili lamentele perché non trovano personale disposto a lavorare alle condizioni proposte nei posti sopra citati di lavoro povero, precarie e sfruttato e ridotto a schiavitù.








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