lunedì 25 settembre 2023

OPPOSIZIONE: ALTERNATIVA ALL’ASTENSIONE


 

- Zasso, Spigola, Mortara, Grisolia -

- Coordinamento Nazionale “Le radici del Sindacato” - Milano, 25 Settembre 2023 -



Dal 27 Aprile, giorno della costituzione della nostra Area Le Radici del Sindacato, ad oggi 25 Settembre, giorno del Coordinamento nazionale, a noi che allora presentammo un documento di “Sensibilità interna”, Unirsi oggi per opporsi meglio domani, sembra che l’Area sia molto più dichiarata che effettivamente attiva.

In 5 mesi, a parte il sito nuovo, una lodevole per quanto anomala iniziativa sulla busta paga e le consuete passerelle di réclame per la sponsorizzazione di tutti gli interventi dei nostri principali “divi” Como, Scacchi, eccetera, l’Area non è andata. Anzi si potrebbe dire che l’Area è tutta qui. Un po’ poco per invertire il corso della Cgil, anche tenendo conto delle nostre poche forze.

Scomparse dal radar le lotte e il loro coordinamento, a cominciare dalla GKN di Campi Bisenzio, prima elogiata fino alla nausea e ora quasi nemmeno nominata.

L’asse del nostro documento di “sensibilità interna” era imperniato sulla necessità di avere un’area di vera e propria opposizione a Landini e maggioranza, non di semplice alternativa, tanto più che per quella ci sono già Le giornate di Marzo.

Opposizione e non alternativa di minoranza, perché la distinzione tra le posizioni classiste e quelle dell’attuale maggioranza della CGIL, Landini in testa, non è mai stata così grande. Opposizione che ci pare tanto più necessaria quanto più appare evidente che di tutti i sindacati europei quelli italiani sono oggi i più favorevoli alla capitolazione e alla coda del movimento operaio.

In Francia, le ultime manifestazioni sindacali per le pensioni sono state di dimensioni enormi. Pur non avendo illusioni sulle burocrazie sindacali francesi, è innegabile che non siano state completamente immobili. I sindacati hanno rifiutato (come del resto nel lontano 1968) di proclamare lo sciopero generale, lasciando che ogni azienda (o al massimo in alcuni casi il settore) decidesse autonomamente, volta per volta, anche nelle giornate di mobilitazione, se scioperare o meno e per quante ore. Ma almeno hanno “fatto la voce grossa”, e pur avendo fatto di tutto per dirottare il movimento su un binario morto ed essendo responsabili dell’attuale e momentaneo riflusso, non possono essere messe proprio sullo stesso piano di quelle italiane, visto che hanno cercato di portare almeno qualche risultato e non, come da noi, solo il riconoscimento della controparte. Certo questo è dovuto anche alla presenza, al loro interno, di un’ala sinistra molto più forte che da noi. Ma se noi, come Le Radici del Sindacato, non abbiamo le dimensioni della sinistra interna dei sindacati francesi, la domanda vera è perché? Forse se facessimo opposizione e denuncia dell’immobilismo di Landini, anziché alternativa più o meno amorfa e più o meno insipida, avremmo maggior peso.

In Germania, dopo scioperi assai partecipati, i dipendenti pubblici hanno conquistato 3.000 euro di bonus straordinario e il 5,5% di aumenti in busta paga. Naturalmente sappiamo che la Germania, locomotiva d’Europa, può permettersi aumenti da macchinisti. Ma ciò non significa che il divario con gli altri e specie con l’Italia debba essere così abissale.

In Italia invece di aiutare i francesi o di imitare i tedeschi, più o meno nello stesso periodo – in occasione dello sciagurato provvedimento del 1° maggio fatto dal governo della Meloni – oltre alle assemblee territoriali di categoria, la maggior parte delle quali non sono state fatte – la risposta di lotta della Cgil (e delle altre confederazioni), si concludeva con 3 manifestazioni senza scioperi nei sabati del 6, 13 e 20 maggio a Bologna, Milano e Napoli.

Successivamente si era parlato di uno sciopero generale europeo, organizzato dai sindacati europei, al quale la Cgil avrebbe aderito nella consapevolezza di una proposta debole e sostanzialmente innocua, ma dell’iniziativa non si è saputo più nulla.

Allora la Fiom, categoria più a sinistra della Cgil, e certamente metro tra i più affidabili per capire cosa bolle in pentola in Cgil, proclamò un po’ a supporto di tutto questo, 4 ore di sciopero divise per macroregioni. Tanto bastò perché tutta la categoria, aree di presunta alternativa comprese, votassero a favore della linea di scioperi omeopatici di De Palma.

La nostra sensibilità interna ribattezzò un suo documento Le radici dell’unanimità. In quel testo scrivemmo: «Come già successo altre volte (riforma Fornero, Jobs Act, eccetera), la Fiom farà, forse, qualche ora di sciopero in più, rispetto al resto della Cgil, per sfogare la categoria storicamente più focosa. È il gioco della parti, nel quadro del sostanziale appoggio alla linea di Cgil-Cisl-Uil. Non è prevista infatti una reale rottura interna con la maggioranza landiniana, né una ricomposizione a sinistra col sindacalismo di base e col restante arcipelago conflittuale della sinistra […] Davvero molto poco per meritare l’unanimità delle "opposizioni" interne, in particolare la nostra, “Le – neonate – Radici del Sindacato”. Tanto più che il 27 aprile, giorno della unificazione tra RT e DL, abbiamo sentito giurare e spergiurare di votare a favore della maggioranza Cgil, solo nel caso fosse assicurato dai dirigenti del nostro sindacato la volontà di "fare come in Francia!"».

Ora tendendo conto della scomparsa dal radar dello sciopero generale europeo e della prossima innocua manifestazione prevista per sabato 7 Ottobre, domandiamo alla Portavoce del “merito” e a chiunque abbia onestà intellettuale: chi ha avuto ragione tra la nostra “sensibilità interna” e la valutazione sostanzialmente positiva ma con “forti limiti” (è la frase di retorica standard con cui si copre la capitolazione dell’area al voto di astensione o addirittura favorevole alla maggioranza) di Portavoce e dirigenti di “alternativa”?

Non solo il 7 Ottobre non si profila come “Fare come in Francia”, ma rispetto alla nostra previsione più nera, si presenta con un ulteriore non previsto salto di qualità in negativo. La manifestazione del 7 è preceduta infatti dall’operazione truffaldina del referendum interno sui posti di lavoro tra i tesserati, sulla possibilità o meno di procedere con uno sciopero (con Cisl e Uil, cioè al massimo con la Uil, e a addirittura “se necessario”. Salari da fame, pensioni rubate, servizi pressoché privatizzati, inflazione che continua a galoppare e stragi come se piovesse sul binario infinito del profitto, non sono evidentemente ancora sufficienti per mobilitarsi) su una piattaforma che più annacquata di così si annegava.

Ora tenuto conto che referendum del genere sono sostanzialmente pilotati e dall’esito scontato, al netto dei pochi posti in cui davvero si riescono ad allestire, è evidente che lo scopo del 7 è semplicemente fare il prologo dello scaricabarile sui tesserati dell’eventuale ennesimo sciopero di dicembre a babbo (natale) morto, qualora il 7 Ottobre non sia sufficiente a riaprire chissà quali altri tavoli del nulla col Governo. Come in Francia, se tutto va bene, si farà eventualmente nel 2024, dopo il 7 Ottobre e le eventuali trattative con Cisl e Uil per depotenziare ulteriormente uno sciopero comunque asfittico. Il tutto con la copertura contro i lavoratori in caso effettivo di sciopero telefonato: «è andato male, ma l’avete voluto voi col referendum!».

Invece di denunciare tutto questo come ennesimo tradimento di una burocrazia incapace di assumersi responsabilità verso chi dovrebbe rappresentare, la nostra Area si limita a rivendicare il suo ligio compitino di “voto favorevole al referendum” (e ci mancherebbe!) nonostante ritardi e insufficienze della linea di maggioranza. E per l’ennesima volta si astiene fornendo nei fatti ulteriore copertura a una linea fallimentare e perdente.

Noi ribadiamo che Le Radici del Sindacato devono fare opposizione alla Cgil, a una linea che altro non è che la preparazione di ulteriori sconfitte tramite sfiancamento e predicazione ai lavoratori della rassegnazione. Un’opposizione denuncia e smaschera tutto questo, un’alternativa lo copre indorando ulteriormente la pillola ai tesserati su improbabili ritardi e limiti di una linea che la maggioranza Cgil stabilisce scientemente e accuratamente in base ai propri interessi di burocrazia e di casta subalterna a Governo e padronato.

Un’opposizione si presenta con le sue proposte e i suoi documenti. Emblematica la manifestazione di Vercelli per la strage di Brandizzo. Nemmeno lì l’Area è riuscita presentarsi con un volantino.

Si conferma la nostra impressione di un’Area che è nata col principale scopo di preservare i posti dei vari gruppi dirigenti. Una fusione a freddo tra due Aree, come hanno ben ricordato pure i Toscani nel loro contributo del 27, che hanno avuto storicamente due metodi diversi di approccio alla battaglia interna.

Noi, in quanto contrari alla linea attuale non siamo tenuti al corrente di quanto succede all’interno, ma non vorremmo che il sostanziale silenzio dell’Area dalla sua fondazione, fosse dovuto proprio a questo e cioè a quale linea e metodo l’Area debba tenere una volta entrata in determinati esecutivi?

Noi ribadiamo che dovunque si stia, come Le Radici del Sindacato, ci dobbiamo stare per fare opposizione alla maggioranza Cgil, senza patteggiamenti o voti di fiducia a programmi di segretari. Specie se questi programmi cominciano a fare i calcoli, come si vocifera nei corridoi, con le prossime elezioni europee.

Il nostro baricentro devono essere le lotte che qua è là emergono come a Milano alla Dhl di Settale, i cui picchetti sono stati sgomberati dalla polizia.

La nostra linea deve essere la rottura con la Cisl e la continua pressione sulla Uil, la ricomposizione col sindacalismo di base sulla base di una piattaforma avanzata e radicale, cioè di classe, non vagamente riformista e centrista come quella presentata al Congresso. Ai lavoratori va detto che il gruppo dirigente attuale deve essere sostituito con noi, dirigenti di minoranza, gli unici che possono far superare alla Cgil, i presunti limiti della linea della attuale maggioranza.

La prima occasione utile è proprio la manifestazione del 7 Ottobre. L’area deve arrivarci con un volantino che dica tutto questo e sia distribuito a tappeto a tutti i manifestanti, smascherando una burocrazia che non vuole davvero arrivare a uno sciopero generale, sempre richiamato nei documenti e sempre procrastinato nei fatti a data da destinarsi.

Noi continueremo a batterci per questo all’interno de Le radici del Sindacato e per una sua maggiore democrazia interna. Abbiamo già fatto notare l’altra volta che siamo stati tagliati fuori da qualsiasi posto in esecutivo o nel coordinamento nazionale nonostante i voti per almeno uno di noi l’avessimo. Gli attuali 68 componenti del coordinamento, sono stati preventivamente decisi dall’esecutivo nazionale con la gestione dell’assemblea congressuali assegnando ai loro papabili quelle più proficue.

Oggi aggiungiamo che i portavoce regionale non ci girano nemmeno gli aggiornamenti del nazionale. Chiediamo al nazionale stesso di farsene carico inviando ai firmatari del presente documento le informazioni che girano ai portavoce regionali.

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